Mario Cossali

 Personale Palazzo Libera Villa Lagarina (Rovereto)
SEMINE DI PENSIERI E RACCOLTA DI NOTE

La pittura di Alberto Fiorenzato come un lungo, interminabile racconto, dal quale emergono figure e visioni del sogno nella vita. Ea’ vero che La vida es sueño, ma non interpretiamo qui il concetto nel senso della’illusione permanente, quanto nel senso della’invenzione continua dei sentimenti e della loro trasfigurazione in incontri, reali o sperati, immaginati o perduti, tra salvezza e caducità.
La rappresentazione di questi incontri appartiene alla forza della’intimità piú preziosa, ma puó appartenere anche ad una dimensione propriamente storica. I due piani si intrecciano, scambiandosi emozioni e indicazioni di viaggio, perché il racconto di Fiorenzato è un viaggio vero alla ricerca del sé nel mondo e del mondo nel sé.
Una parabola rabbinica narra di un re che possedeva un orto ricco di buone piante. Dopo un periodo di assenza tornó a visitarlo e lo trovó pieno di rovi; allora ordinó al giardiniere di tagliare via tutto. Ma tra i rovi vide una rosa, la colse, la odoró e si rallegró del suo profumo. Disse allora: /”Per amore di questa rosa, tutto la’orto sarà risparmiato/”.
La pittura di Alberto Fiorenzato è la stessa rosa tra i rovi, che puó reinventare con il suo disegno e il suo colore il brano di realtà che anima la visione oppure puó lasciare nello sguardo la seduzione o la nostalgia di un /”oltre/” che sedimenta la speranza. Il racconto procede in una sorta di progressiva rivelazione che abbraccia il destino individuale della’artista e il destino della’umanità, senza censura di precarietà o di incombenti desolazioni, ma illuminando con una’ostinata variazione psicologica del colore le sorprese mitologiche del quotidiano, quelle che spesso non notiamo, non vediamo.
La pittura dunque come un supplemento visivo che ci permette di superare il dato immediato di un paesaggio, di un volto, di un avvenimento e ci immette in una corrente fluida di pensiero e di emozione, piú vicini al vero.
Tra il limite che ci tiene prigionieri e ci fa pensare /”coma’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia/”, e la’apparizione del miracolo della vita, /”quando ci si mostrano i gialli dei limoni e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe da’oro della solarità/”, rubando al poeta il segreto della parola.
Luglio 2016


MARIO COSSALI
Personale Palazzo Libera Villa Lagarina (Rovereto)
SEMINE DI PENSIERI E RACCOLTA DI NOTE

Noi viviamo un periodo particolarmente tragico e quindi non possiamo quando inauguriamo una mostra da’arte ignorare quello che ci sta a cuore come se fossimo tutti in un convento ad ammirare delle icone quando fuori ca’è la tempesta e quindi è giusto rileggere chi ha già attraversato questi territori.
Per esempio Bertolt Brecht quando ci dice.
/”Davvero vivo in tempi bui, la parola innocente è stolta, una fronte distesa vuol dire insensibilità. Chi ride la notizia atroce non la’ha saputa ancora. Quali tempi sono questi quando discorrere di alberi è quasi un delitto perché su troppe stragi comporta il silenzio E la’uomo che ora attraversa tranquillo la via mai piú potranno raggiungerlo dunque gli amici che sono nella’affanno…/”
Ho voluto cominciare da questi versi di Bertolt Brecht per entrare dentro questa mostra che non è una mostra consolatoria, non è una mostra facile ma è una mostra carica di speranza nonostante quello che ho detto prima, nonostante la premessa Brechtiana.
Questa è una mostra carica di speranza e non puó essere che così per la’arte, proprio spess contro spem , nel senso che resistere anche con il cuore con le emozioni con le sensazioni e anche con la’intelligenza ovviamente è il primo dovere di chi fa arte e i due artisti che presentiamo oggi a Villa Lagarina, pure molto diversi tra di loro non solo dal punto di vista della ispirazione ma anche dal punto di vista delle tecniche usate è evidente, non occorre spiegarlo, uno pittore, pittore, figurativo pittore ma legato molto alla’inconscio della figura e dalla’altra lo scultore legato molto alla materialità della terra che usa che cuoce che forma. Sono due percorsi diversi ma ricchi tutti e due di grande partecipazione al movimento della’uomo sulla terra, al movimento della’uomo dentro la natura.
Non a caso anche il titolo puó essere spiazzante Semine di pensieri e raccolte di note.
Da una parte i pensieri o meglio il pensiero che non puó essere assente da un arte consapevole oggi.
Non puó esistere arte senza pensiero, è inimmaginabile un arte senza pensiero e dalla’altra le raccolte di note, di musica. Questa è la musica che rappresenta la speranza.
La musica rappresenta una armonia possibile, rappresenta una armonia possibile anche quando fatta solo di umori come faceva Johnni Cash.
Anche quando è ridotta al minimo la musica rappresenta comunque un passo ulteriore oltre la realtà e non a caso io ho citato nella manchette di presentazione della mostra di Fiorenzato due poesie di Eugenio Montale legate proprio a questa dimensione del vedere oltre, della’andare oltre.
Forse la meno nota è quella intitolata i limoni che conclude, dopo aver parlato della pioggia che stanca la terra, il tedio della’inverno, la luce amara, amara la’anima… dopo un bagno nella crisi, ad un certo punto il poeta dice /”Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe da’oro della solarità./” Ritorna poi questo tema del sole come pensiero oltre anche /” andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia coma’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia/” ecco le difficoltà del nostro cammino, un muro con in cima cocci aguzzi di bottiglia quindi difficile e pericolosa, ecco la pittura di Alberto Fiorenzato rappresenta il quadro della vita che pulsa che vibra nella gioia e nel dolore.
Non ha importanza che sia presente la figura umana in questi quadri, puó esserci come non esserci ma in ogni caso è la vita che pulsa e che vibra nella gioia e nel dolore.
Ea’ la vita che pulsa anche nella natura, a confronto con la natura, è il volto della’uomo e della natura contemporaneamente e la terracotta di Guido Omezzolli che sono un prezioso segnale anche di ricerca artistica che va ben oltre i confini locali, queste terracotte, queste ceramiche sono adatte e rappresentano i pensieri lunghi del mito.
Quando usiamo la parola mito, spesso pensiamo a una cosa fuori dal mondo, strana astratta, favolistica, ma il mito è il massimo della interpretazione della realtà attraverso delle figure, allora ecco il significato dei semi che ci accolgono nel giardino di Palazzo Libera e della pioggia che scende su questi semi, una pioggia benefica.
Le uova che trovate dentro nella stanza Libera, le uova come simbolo di generazione, come simbolo di continuità e nello stesso tempo di contenimento della vita in questo seme, perché anche la’uovo è un seme.
La folla estatica che vedete ancora dentro nella stanza Libera la folla estatica, questi sguardi stupefatti, pieni di quello stupore aistesis dal greco che vuol dire sensazione, questo stupore che trasforma le cose e infine la mummia regale con questo oro straordinario che ne determina la autorità, la’autorevolezza la distanza dal nostro tempo e anche in qualche modo la contradizione con il nostro tempo.
Ecco la pittura di Alberto Fiorenzato e la terracotta la ceramica di Guido Omezzolli. sono due strade diverse che in qualche modo alla fine si congiungono proprio in questo disegno di appartenenza alla natura e alla terra.
Alla terra intesa quasi come una tenda amniotica dove siamo contenuti non per essere rassicurati, non per essere guariti, ma siamo contenuti per essere salvati, nel senso piú estremo del termine con il dolore, con la sofferenza, non senza il dolore, ma con tutto quello che ci appartiene.
Quindi questo discorso sulla salvezza che è insita nel disegno di vita della’uomo è la cifra che percorre queste opere, sia le opere pittoriche, questa tecnica mista su tavola, dura resistente alla’acqua che ha scelto Alberto Fiorenzato. e la terracotta così modellata così espressa, in tutta la sua naturalità.
Dentro la cottura di Guido Omezzolli ca’è una antica tecnica che è essa stessa frutto di una appartenenza, appartenenza al fuoco, appartenenza alla terra come sorgente primigenia, appartenenza proprio a un discorso che va al di là di se, al di là della’individuo ma lo contiene salvato.
Ecco quindi che la mostra che abbiamo difronte è una mostra che fa pensare che si fa anche ammirare ma sempre catturando prima il pensiero ancora della visione.
Il pensiero viene catturato e la visione viene arricchita proprio dalla ricchezza del pensiero contenuto sia nelle opere pittoriche sia nelle sculture.
Sono due percorsi che alla fine si incrociano proprio per questa ricchezza di pensiero.
Non sono due rette parallele, sono parallele convergenti perché è il pensiero che le tiene alla fine verso una meta unica, il pensiero che le conduce ovviamente attraverso non solo tecniche anche strumenti conoscitivi, anche strumenti delle emozioni, delle sensazioni, peró esemplari di quello di cui oggi ha bisogno la’arte. Il pensiero, la meditazione, il confronto anche silenzioso perché ca’è molto silenzio, se si passa tra queste opere da soli o in compagnia rada vi accorgerete che emanano un silenzio istruttivo, un silenzio che porta a pensare e a meditare. Non sono opere assordanti o invadenti ed questo di cui ha bisogno la’arte per essere ancora protagonista in questo tempo che ci è dato vivere. In questo tempo tragico.


Presentazione Mario Cossali 23.luglio 2016